non posso che sentirmi benone in una giornata come questa!!!
buona luce a tutti!!!
Author: Arianna
Wordless blog
Hai ragione: un blog senza parola non è un blog… è una musica senza note, una tela senza colori, una fiaba senza lieto fine, un’autostrada senza macchine, un palcoscenico senza attori…
Friendship versus friendship
Si può ancora parlare di amicizia oggi? E cos’è l’amicizia?
Uscire insieme, condividere gioie e dolori, momenti belli e brutti, mangiare insieme un panino, comunicarsi il volersi bene, ecc. ecc. ? e cos’è che distrugge un’amicizia? Quale evento può essere così catastrofico da determinare la fine di un’amicizia? O basta davvero così poco?
Nel mondo fantastico delle relazioni umane non è forse vero che vince sempre chi non ama? Come in amore? “Chi meno ama è il più forte, si sa” cantava… non è forse tristemente vero che è più facile che scompaia chi non c’è mai veramente stato? “Forever friends” non poteva che essere soltanto una coppia di orsetti felici stampati su biglietti d’auguri… sigh!
Tacere
no, sembra che le parole si siano esaurite… o semplicemente è forse arrivato il momento di tacere..
Horror
una settimana di horror tra “Saw (l’enigmista)”, “Fango” di Ammaniti, il macellaio di “Nip/Tuck”…
E’ nata!!!
Sì, è nata! In bocca al lupo a tutti!!!
Week-end con
“I diari della motocicletta”
– le cose che ci accomunano: l’inquetudine, i grandi ideali…
“Mar adentro”
Il mare. Immenso, impossibile da circoscrivere. O quasi. Perché anche l’infinito può essere racchiuso nel finito, nel contingente, nel caduco. Nell’uomo, punto d’incontro fra spirito e corpo, trascendente e terreno. E quando l’involucro corporeo è danneggiato oppure viene meno, rimane l’essenza dell’essere umano. Che può viaggiare con la mente, muoversi con l’anima, desiderare di essere altrove. Così, pensando al tetraplegico protagonista del nuovo film di Alejandro Amenábar ispirato a una storia vera, inchiodato ad un letto per trent’anni senza poter muovere gli arti, tornano in mente i famosi versi di Whitman: “Sono vasto, contengo moltitudini.” Perché, nonostante lotti per il suo diritto all’eutanasia, Ramón Sampedro – interpretato da uno strepitoso Javier Bardem – è pieno di vita. Ironizza con sarcasmo sulla sua condizione, difendendo la propria dignità con grande forza di carattere. Invece di reclinarsi sotto il velo della pietà altrui, si erge a dispensatore di saggezza. Due donne animano la sua vita: Julia lo sostiene nella sua battaglia contro il conformismo, l’ipocrisia, la commiserazione dietro cui si nasconde l’immobilità culturale, religiosa, politica; Rosa se ne innamora e capisce che l’amore non deve essere possessivo.
Entrambe rimarranno segnate dalla sua personalità, da una vitalità che paradossalmente desidera la morte.
Un’indagine sul senso della vita e sulla morte – i confini fra le due sembrano confondersi, come già, sotto un altro punto di vista, nel lavoro precedente di Amenábar, “The others” – una riflessione lucidissima e commovente senza quegli eccessi di patos o di retorica che spesso purtroppo pervadono i film sul tema dell’handicap. Le emozioni non si affidano al moralismo buonista, ma alle immagini coinvolgenti, al commento sonoro della musica. I linguaggi più puri e universali. Eppure, come in un altro bel film, “Parla con lei”, la narrazione intrattiene piacevolmente, il ritmo non si arena, anzi, il regista crea quasi una suspense da thriller nei confronti della fine di Ramón, del coronarsi del suo sogno di morte. Una morte che, in realtà, diventa affermazione di volontà, di libertà e quindi di vita. La presenza nell’assenza. Non è forse qualcosa d’intrinseco nella stessa natura del significante cinematografico? La pellicola non proietta ombre danzanti di persone fisicamente assenti e tuttavia ancora presenti?
A parte la regia limpida dai suggestivi movimenti di macchina e la bella fotografia naturalistica, “Mar adentro” (il titolo è la citazione di un verso del protagonista) si avvale della riuscitissima e sentita interpretazione di Javier Bardem, macho attore feticcio di Bigas Luna (“Le età di Lulù”, “Prosciutto prosciutto”, “La teta y la luna”) e Almòdovar (“Carne tremula”, ancora nel ruolo di un handicappato), che, a dispetto del trucco pesante e della sua fisicità rinnegata, comunica con lo sguardo o le esitazioni della voce. Il film è in concorso alla 61a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove peraltro Bardem ha già vinto nel 2000 una Coppa Volpi per “Prima che sia notte”, ritratto dello scrittore cubano Reinaldo Arenas. Che vinca o meno anche quest’anno, poco importa. Con un’opera così epica e al tempo stesso intimista, lui e Amenábar hanno già vinto.
sì, ci sono ancora
e buon week-end a tutti!!!
soprattutto alla comp
che non è malinconia, è piuttosto melancolia…
me lo ha detto giorni fa una persona che forse non avrò mai il piacere di conoscere bene…
Imparare dal vento
Vorrei imparare dal vento a respirare, dalla pioggia a cadere, dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare e avere la pazienza delle onde di andare e venire, ricominciare a fluire. Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare a tutti quelli che partono, scappano o sono sospesi per giorni, mesi, anni in cui ti senti come uno che si è perso tra obbiettivi ogni volta più grandi. Succede perché, in un instante tutto il resto diventa invisibile, privo di senso e irraggiungibile per me, succede perché fingo che va sempre tutto bene ma non lo penso in fondo. Torneremo ad avere più tempo, e a camminare per le strade che abbiamo scelto, che a volte fanno male, per avere la pazienza delle onde di andare e venire, e non riesci a capire . Succede perché, in un instante tutto il resto diventa invisibile, privo di senso e irraggiungibile per me, succede anche se il vento porta tutto via con se, vivendo e ricominciare a fluire ricominciare a fluire ricominciare a fluire ricominciare a fluire…
.:: Tiromancino