Decisioni

forse è così. Forse non ci riuscirò mai. Ma stavolta è davvero importante. Come non pensare alle conseguenze? Ne ho fatti di danni in questo periodo forse troppo breve. Ma ora non ce la faccio proprio a decidere. Magari non è il momento per farlo, o magari deve ancora accadere qualcosa, o magari non deve accadere proprio nulla. Ma non me la sento. Forse non sono ancora abbastanza forte, o ancora abbastanza Arix per farlo. Troppi forse… me ne vado a lavorare che “sicuramente” è meglio.

Le mie parole

Le mie parole sono sassi, precisi e aguzzi, | pronti da scagliare, | su facce vulnerabili e indifese, | sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi, | che accendono negli occhi infinite attese | sono gocce preziose, indimenticate, | a lungo spasimate e poi centellinate, | sono frecce infuocate | che il vento o la fortuna sanno indirizzare | Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato, | un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato, | sono foglie cadute, promesse dovute, | che il tempo ti perdoni per averle pronunciate | sono note stonate, sul foglio capitate per sbaglio, | tracciate e poi dimenticate, | le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire, | lo ammetto
strette tra i denti, | passate, ricorrenti, | inaspettate, sentite o sognate… | Le mie parole son capriole, palle di neve al sole, | razzi incandescenti prima di scoppiare, | sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare, | piccoli divieti a cui disobbedire, | sono andate a dormire, sorprese da un dolore profondo | che non mi riesce di spiegare | fanno come gli pare, si perdono al buio | per poi continuare | Sono notti interminate, scoppi di risate, | facce sovraesposte per il troppo sole, | sono questo le parole, | dolci o rancorose, piene di rispetto oppure indecorose | Sono mio padre e mia madre, | un bacio a testa prima del sonno un altro prima di partire, | le parole che ho detto, e chissà quante ancora | devono venire… | strette tra i denti | risparmiano i presenti, | immaginate, sentite o sognate, | spade, fendenti, | al buio sospirate, perdonate, | da un palmo soffiate

.:: Samuele Bersani

Un diario

leggo oggi in rete
“Il blog è servito, serve sempre, come un diario.
Ci puoi scrivere e non scrivere.
Sai di essere letto, è come dimenticare il lucchetto aperto, il diario sul letto.
Sai chi passerà, e chi leggerà. Lo speri, forse.
O lo temi.”

A volte lo temo, è così. Temo che qualcuno possa leggere e trarre conclusioni affrettate.
Altre volte lo spero. Spero che qualcuno legga cosa mi passa per la testa e dare una direzione al mio caos…una direzione… al mio caos…
Liberatemi!!!

Svogliata

stanno succedendo delle cose. Molte cose. Il tempo è pieno ma fermo. Per questo non riesco a scrivere. Sembra non ci sia niente da dire ma non è affatto vero.
Sto facendo cose che non avrei mai pensato di fare. Aprendo orizzonti… Superando scetticismi. Aprendo la mente. Il mondo è così bello visto da qui. Mi sento stranamente attratta da ciò che non avevo mai approvato. Sono curiosa di ascoltare chi non condivido. Mi procura un piacere impagabile.
Aprire la porta a ciò che avevo sempre ripudiato.

Il primo sole sulla pelle. Le spremute d’arancia. Quanto adoro l’estate.

E intanto accumulo cose. E faccio il pieno di sbagli. Ma me ne assumo pienamente la responsabilità E mi sento svogliata. Ma devo rimettere a posto le cose… Ops! Devo “mettere” a posto le cose. Nel senso che dovrei dare un po’ di ordine senza ritornare a quello di prima. Un nuovo ordine. Ma non può più essere tutto così confuso.
Mi sembra di vagare senza meta. Ma forse una meta non la voglio.
Un giorno magari riuscirò a decifrare quello che faccio e soprattutto quello che penso.
Forse un giorno il puzzle verrà ricomposto o si ricomporrà da solo. Chi può saperlo?
Per ora posso solo sperarlo.

I can’t

non riuscirò mai a descrivere quello che sento davvero… perchè continuare ad aspettare che qualcuno capisca cosa sono veramente? cosa sono… veramente… ho bisogno di dormire un po’… nottataccia… c’è così tanta luce… No… non ci riesco… va tutto bene, ma non ci riesco
Arix

Da una mailing list

Andrea s’è perso s’è perso e non sa tornare
Andrea s’è perso s’è perso e non sarà tornare
Andrea aveva un amore: Riccioli Neri
Andrea aveva un dolore: Riccioli Neri
C’era scritto sul foglio ch’era morto sulla bandiera
C’era scritto e la firma era d’oro era firma di re
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia
Occhi di bosco contadino del regno profilo francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo francese
E Andrea l’ha perso ha perso l’amore la perla più rara
E Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura
Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava Riccioli Neri nel cerchio del pozzo
Il secchio gli disse – Signore il pozzo è profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto.
Lui disse – Mi basta, mi basta che sia più profondo di me
Lui disse – Mi basta, mi basta che sia più profondo di me

.:: F. De Andrè.