finalmente on-line una foto… peccato che non sia il mio! Sigh!
Oscar Wilde
“E’ sempre doloroso separarsi dalle persone che si conoscono da poco. Si può sopportare l’assenza di vecchi amici con animo sereno. Ma perfino una momentanea separazione da qualcuno a cui si è appena stati presentati risulta quasi insopportabile”
Vento
“Le cose, quelle scompaiono in un batter d’occhio: una folata di vento le scompiglia, e sono svanite… Se ci si lega troppo forte a cose e persone, quando queste svaniscono, non se ne va forse anche una parte di noi stessi?”
(Richard Bach)
Foto
Ho sempre l’impressione di non riuscire a fermare le emozioni. E di riportarle su carta. Così come vengono. O così come son venute. Di non riuscire a descrivere i momenti così come li sto vivendo. O come li ho vissuti. E i pensieri che si affollano e le persone che incontro. Le facce. Che vedo e che immagino.
Ho voglia di continuare a crederci. Sì, lo so, richiede un gran sforzo e tanta volontà. Ma ho voglia di farlo. Spesso non ci sono. Con la testa intendo. E le mani vanno da sole. Su questo foglio bianco.
Vorrei lasciar fare alle foto: hanno un senso della sintesi sicuramente migliore. Io non saprei arrivare a tanto. Una sorta di protesi comunicativa, che guida l’espressione. L’esserci. La presenza.
Come sfiorare il mondo e fare finta di esserci. In fondo anche l’occhio è una presenza. Un punto di vista. Un’angolazione. Fugace.
Che imprigiona piccole frazioni di secondo. Può essere una violenza? In fondo è come strappare un foglio. In fondo è come prendere solo una parte del tutto. E’ una scelta che implica rinunce e contraddizioni. A volte rimpianti.
Dove sei?
Le bombe silenziose
Il giorno in cui c’è stato l’attentato alle Torri gemelle è uscita una notizia che nessuno ha preso in considerazione e che i grandi media hanno addirittura ignorato: la FAO ha reso noto che più di 35000 bambini quello stesso giorno sarebbero morti di fame come accade quotidianamente. Ma questo sterminio non ha commosso nessuno. Le reazioni dei governi erano tutte concentrate sulla tragedia delle Torri gemelle, perché era stato attaccato il cuore dell’impero. […] Per me una vita vale quanto la vita di tutti.
Credo che non mi perdonerei mai di vivere una vita a mani vuote, voglio farlo per lo meno con un pò di speranza, lottando, perché è possibile un altro mondo per i nostri popoli.
[ Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la pace ]
What?
Oggi mi sento così
Ciao!
Ciao, frog!
Cadooooooo!
la migliore aspettativa è… non aspettarsi niente…
imparerò mai la lezione?
Dov’è che si cresce? Quand’è che si decide di diventare “grandi”?
Me lo chiedo spesso.
Da piccola volevo sapere di più, capire di più, scoprire di più. Da un’avventura uscivo e in un’altra mi infilavo… Cadevo spesso, mi sbucciavo le ginocchia, ma mi rialzavo e andavo avanti. Mi ferivo… ma mi leccavo le ferite e tornavo all’attacco.
Poi? Poi ho barattato la mia voglia d’avventure con una manciata di sicurezze. Per evitare ruzzoloni e delusioni… e così mi sono atrofizzata, ho perso gran parte di me e sono arrivata a non fare e a non provare tante cose per paura di star male.
Ma forse non è questo il modo migliore per vivere.
E allora ho deciso di farmi male di nuovo, di lanciarmi in nuove cadute, a volte senza neanche paracaduti… ora cado e mi rialzo, proprio come facevo da piccola, mi sbuccio ancora ginocchia, riesco di nuovo a gioire ed a soffrire… ed è veramente stupendo!!!
Notti
Il mouse, un nuovo cd da ascoltare con le cuffie per estraniarmi dalla stanza, un bicchiere d’acqua, un topo sulla scrivania, quello che non getterò mai nel cestino, quello di cui non ho voglia e di cui non voglio liberarmi, un portapenne stracolmo di penne colorate ed evidenziatori e matite e pastelli, i miei Ray Ban neri, un po’ di medicina indiana, una lampada sempre accesa (in quest’ufficio quasi non c’è differenza tra il giorno e la notte), un calendario da scrivania tanto per non perdere la nozione del tempo, una pila di CD, una pila di libri che prima o poi leggerò, una pila di cartelline degli ultimi progetti, il cellulare-color-last-al-limone per le voci amiche ed il telefono fisso per quelle meno (amiche intendo), e poi un monitor ed in questo momento una sfilza di parole che descrivono la mia scrivania, la mia postazione di lavoro…
Ci sono notti che portano consiglio, notti per costruire palazzi, notti per percorrere vie, notti per non pensare, notti per pensare, notti per ubriacarsi, notti per amare, notti per sognare… come la mia… una notte di sogni più o meno intensi…
Le mani sulla tastiera, gli occhi puntati in avanti, dopotutto sono solo le nove del mattino.
E’ tempo di decisioni. Quelle che poi vengono da sole. O accompagnate da giornate di sole, o di pioggia, non importa. A pensarci dopo è più facile. A viverle c’è da stare con gli occhi aperti. A volte si sbaglia cmpletamente strada… e ci si perde…
N.Gaiman
“E’ quando ci sei che mi manchi di piu’. Quando siamo insieme.
Quando non ci sei, quando sei soltanto un fantasma del passato o un
sogno di un’altra vita, allora è piu’ facile”
Un altro contributo di Sachiel. Grazie. Cosa penso di una delle tue frasi preferite?
Mi chiedo solo quando i fantasmi del passato smetteranno di esistere, e se mai lo faranno. E cosa può già dirsi passato? Un mese può già dirsi passato? E quando accadrà che i fantasmi diverranno solo un piacevole ricordo, qualcosa su cui soffermare i pensieri nei momenti di tristezza? Vorrei tanto che questo fosse vero, almeno per me.
Buonanotte Sachiel, e grazie per la tua voce.