Azienda

1625 - prime documentazioni sull'attività dei ceramisti della famiglia Pinto
1653 - Francesco Pinto ed Antonio De Cesario gestiscono a Marina di Vietri un "fornaciello" per la produzione di colori.
1752 - Andrea, Michele e Onofrio Pinto sono censiti nel Catasto del Settecento come maestri "faienzari".

Vincenzo Pinto inizia l'attività nell'attuale fabbrica a Vietri sul mare in via delle Faenze (attuale Corso Umberto I), producendo a Molina di Vietri anche il biscotto per le riggiole, in precedenza acquistato da altri produttori.

Fabbrica Pinto partecipa a tutte le più importanti mostre nazionali ed estere iniziando un'intensa attività che la collocherà ai primissimi posti tra gli esportatori italiani. Sono gli anni in cui alla Pinto vengono commissionati importanti pavimentazioni per chiese, edifici storici (Palazzo reale di Torino, residenza dei Savoia). Su richiesta della Principessa di Piemonte, viene eseguita la copia in maiolica del suo cane preferito, riprodotto anche in anni successivi con il nome "cane della principessa". La presenza in fabbrica di artisti soprattutto nordeuropei, quali Barbara Margarete Thewalt-Hannasch fino al 1931 e Irene Kiwaliska fino al 1936, consente di arricchire ed innovare la produzione con nuovi modelli e decorazioni. Con la direzione della fabbrica affidata a Renato Rossi, i maestri artigiani Pinto sono tra i protagionisti di una delle più importanti stagioni artistiche della ceramica vietrese, sperimentando le loro tecniche in un clima di cordiale familiarità.

Muore Vincenzo Pinto. Raffaele ed i fratelli, già profondi conoscitori delle tecniche ceramiche, rilevano la gestione della fabbrica.

Dopo gli eventi bellici che hanno quasi bloccato la produzione, perfezionati gli impianti, costruiti nuovi forni, il ciclo produttivo riprese superando quello dell'anteguerra, impegnando 47 operai, con 3 fornaci che producevano 420 quintali di prodotti mensili. Dall'Olanda giunge a Vietri Elisabeth J. laming che collabora con il futuro marito Raffaele Pinto nella delicata fase post-bellica, dedicandosi anche alla creazione di pezzi di indiscusso valore artistico.

Ciccio Cassetta crea il decoro "cavalluccio" stilizzato ed il tipo cosiddetto "a madreperla". Amerigo Tot esegue alla Pinto il bozzetto in ceramica per il frontone della stazione Termini e le porte del salone delle conferenze del Palazzo FAO, di Roma. Giuseppe Capogrossi realizza cinque moduli per mattonelle 20x20 che vengono inseriti stabilmente nella produzione della fabbrica.

Nella Fabbrica Pinto si accende l'ultima fornace a legna. Il 10 dicembre si avvia la produzione con il nuovo forno a tunnel, passaggio decisivo che apre alla moderna fase imprenditoriale dell'artigianato ceramico vietrese.

Giovannino Carrano inizia la sua collaborazione con la fabbrica Pinto rimanendovi fino alla sua morte, nel 1982, contribuendo a rafforzare l'immagine della Pinto quale costante punto di riferimento nel panorama della ceramica di Vietri. La fabbrica raggiunge la sua massima espansione sul mercato, sia in Italia che all'estero, realizzando, tra l'altro, interventi per le più importanti ville dell'Arch. Busiri Vici sulla costa laziale tra S. Felice Circeo e Sabaudia, per i nuovi insediamenti turistici realizzati dal Conte Rivetti sulla costa di maratea, i rivestimenti maiolicati per il palazzo del principe saudita H. R. H. Amen Bin Abdiul Aziz e di alcune sale dello Sheraton Hotel di Algeri.

Raffaele Pinto, con i figli Carlo e Rosaura, realizza nuovi investimenti per l'ammodernamento delle attrezzature e per l'adeguamento del settecentesco fabbricato in cui continua ad operare la fabbrica. Condizione essenziale di tali interventi è il mantenimento all'interno dell'Azienda della produzione dello smalto, il bianco "Vietri", ottenuto ancora con i mulini a pietra, gli ultimi, della secolare tradizione vietrese. Continuano le esperienze con importanti nomi dell'arte e del design, tra cui: Alik Cavaliere, Renato Barisani, Riccardo Dalisi, Antonio Franchini.